- conoscere le difese cutanee e per impostare una diagnosi cosmetologica basata sul biotipo (pelle seborroica, pelle “secca” per disidratazione o per insufficiente presenza di lipidi sulla sua superficie, pelle sensibile) e per classificare il fototipo cutaneo;
- stabilire un bilancio funzionale e il grado di invecchiamento della pelle in esame;
- formulare un consiglio cosmetologico finalizzato all’igiene della pelle (detersione, idratazione, protezione solare) o alla normalizzazione di eventuali alterazioni evidenziate dall’esame;
- valutare successivamente, con misurazioni di controllo, l’efficacia dell’applicazione cosmetica;
- monitorare lo stato dei parametri cutanei nel corso del trattamento con sostanze ad azione farmaco-cosmetica (che possono alterare l’equilibrio del film idrolipidico) e consentire, se necessario, un apporto cosmetico compensatore.
L’ispezione cutanea si esegue a occhio nudo e con l’aiuto di una lente, con luce solare, fredda (neon) e ultravioletta.
L’ispezione valuta il colorito della pelle e l’eventuale presenza di lesioni elementari. L’ispezione distrettuale, rivolta al viso, prende in esame il colorito, la luminosità e l’eventuale presenza di inestetismi, come macchie (discromie ipermelaniche o ipomelaniche), rughe e rilassamenti cutanei, couperose, eritrosi, desquamazioni, cicatrici acneiche e quant’altro di clinico può interessare il medico estetico.
L’osservazione con la luce ultravioletta (luce di Wood) consente di rilevare la presenza di comedoni (di colore giallo o arancione secondo il grado di ossidazione del sebo), di iperpigmentazioni non evidenziabili a occhio nudo, di squame come lamine argentee. Gli specialisti in dermatologia, ricevono con questa luce informazioni per la diagnosi di psoriasi, vitiligine e pitiriasi versicolor.
L’esplorazione al tatto e alla palpazione, secondo una corretta metodica medica tradizionale, permette di valutare la levigatezza, l’untuosità, la granulosità, la ruvidezza, lo spessore, l’elasticità (si effettua una leggera torsione su una plica cutanea per controllarne la rapidità del recupero morfologico), l’estensibilità (legata alla qualità del collagene)
I dati dell’interrogatorio e dell’esame clinico permettono anche la classificazione del fototipo che è legata alla risposta individuale della pelle all’esposizione solare. Indipendentemente dal colore dei capelli o degli occhi vanno considerate l’entità della formazione di efelidi al primo sole, la comparsa precoce di eritema e la frequenza della sua comparsa ad ogni esposizione e infine il tempo di comparsa e la qualità dell’abbronzatura.
La temperatura cutanea è in relazione alla temperatura ambientale, ma rappresenta soprattutto il riflesso della circolazione capillare sottostante: per una pelle normale è inferiore a 4-5 gradi alla temperatura interna.
Il pH deve essere acido; talvolta tende alla basicità, soprattutto nelle pelli grasse. Sulla base dei risultati si possono impiegare cosmetici pH regolatori. I valori variano nei diversi distretti cutanei, sul viso sono normalmente compresi tra 4.7 e 5.5.
La sebometria consente di misurare la quantità di sebo presente sulla superficie epidermica. Per questa valutazione si impiega un apparecchio (sebometro) grazie al quale è possibile ottenere il valore dei lipidi superficiali raccolti su un nastro di materiale sintetico. I valori normali di sebometria sulla regione della fronte, ali del naso e mento, sono compresi tra 100 e 200; sulla zona zigomatica e periauricolare tra 70 e 180; sulla regione mediosternale e interscapolare tra 60 e 130 (risultati espressi in ng sebo/cm2 con sebometro SM 810).
La corneometria (che si misura con il corneometro) consente di valutare l’idratazione dello strato corneo dell’epidermide. I valori che indicano una corretta idratazione superano la cifra di 90 (risultati espressi in v.c. con Corneometro CM 820).
La metodica delle impronte cutanee o “repliche”, che consente di riprodurre tridimensionalmente la superficie della pelle, serve a valutare la profondità delle rughe. L’impronta si ottiene grazie all’uso di resine siliconiche, che riproducono esattamente la superficie epidermica. L’impronta può essere studiata con uno stereomicroscopio, fotografata e confrontata con un’impronta successiva, dopo il trattamento cosmetico.
Per la diagnosi differenziale delle lesioni pigmentarie, l’osservazione clinica viene supportata dalla dermoscopia in epiluminescenza (tecnica propria dello specialista in dermatologia) in grado di rilevare caratteristiche strutturali della lesione esaminata non apprezzabili con la semplice osservazione, anche se con l’aiuto di una lente. Le immagini delle lesioni, captate da un video-microscopio, vengono digitalizzate e archiviate per un controllo qualitativo e quantitativo nel tempo.
Il test del dermografismo è utile per valutare le reazioni vasomotorie cutanee alla stimolazione meccanica (provocata dal contatto di una punta smussa passata sulla pelle). La comparsa di una stria rossa (vasodilatazione capillare da liberazione di sostanze istaminosimili o di amine vasoattive) che permane a lungo è sintomo di spiccata reattività vasomotoria.
Questi esami vanno effettuati su una pelle essenzialmente non truccata e non lavata per 12 ore. Vanno ripetuti in condizioni di temperatura e umidità relativa costanti.
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